Odisseo e Nausica

Breve commento
Nella letteratura egiziana del II millennio a.C. era diffusa la leggenda del cosiddetto"marinaio naufragato": il protagonista, un viaggiatore per mare, dopo aver fatto naufragio,approdava a una terra dai tratti fantastici, abitata da un popolo pacifico e ospitale e veniva aiutato da una principessa del luogo, che poi si rivelava essere destinata a lui come sposa. Nella letteratura fiabesca e nel folclore, inoltre, era presente un altro tema tipico, quello dell'arrivo di un pretendente sconosciuto, che alla fine vinceva su tutti gli avversari e si rivelava nobile, conquistando la sua sposa.
Anche l'Odissea si richiama a questi elementi noti all'immaginario collettivo; con il VI libro, infatti, inizia la narrazione degli eventi nella terra dei Feaci, dove Odisseo arriva nuovamente solo e privo di mezzi: tipici dunque il tema del naufragio,dell'approdo in terra straniera, dell'ospitalità; tuttavia, vi è la significativa originalità dell'accenno alle nozze, che rimangono sempre nell'ambito dell'attesa e della speranza, senza giungere alla realizzazione.
Odisseo non chiede immediatamente l'aiuto di cui ha davvero vitale bisogno, né tedia Nausicaa illustrando la lunga serie delle sue disavventure:
1- prima elogia la giovane che ha davanti con parole sublimi ma non osa neppure avvicinarsi a lei per supplicarla gettandosi alle sue ginocchia (vv. 149-169).
2-Successivamente accenna brevemente alle vicissitudini che gli impongono di mendicare l'aiuto della ragazza (vv. 170-177).
3-Solo dopo Odisseo chiede per sé, e chiede in realtà ben poco: le informazioni sul luogo dov'è giunto e sui suoi abitanti e un misero cencio con cui coprirsi (vv. 178-179).
4- In cambio di tale modesto aiuto, egli augura alla giovane il futuro radioso che qualunque sua coetanea potrebbe desiderare (vv. 180-185).
Il discorso di Odisseo non è dunque soltanto un capolavoro di abilità persuasiva e di fine retorica, ma è anche una prova della sua grande sensibilità: è sicuramente presente l'intento adulatorio, ma va segnalata anche la spontanea ammirazione per la bellezza in fiore della giovane Nausicaa. Lo scopo del protagonista è ottenere buona accoglienza presso il popolo che abita quella terra sconosciuta; ma poiché egli incontra una fanciulla, inevitabilmente deve far appello a ulteriori risorse: in primis ricorre perciò alla lusinga, con le lodi della sua bellezza, poi peraltro accenna anche alla gioia della sua famiglia, quindi menziona il proprio triste destino per ottenere compassione, e chiede il minimo aiuto possibile per sé, infine si mostra finemente consapevole dei desideri della ragazza e le augura la piena realizzazione dei suoi sogni, indubitabilmente con somma abilità, ma con non minore delicatezza.



Commenti (d'autore)
• "L'unico caso in cui [in Omero] si trova rappresentato il nascere e il crescere del sentimento amoroso è quello di Nausicaa, che gode naturalmente le simpatie di tutta la critica moderna.
Nel suo caso Omero non solo parla dell'evolversi di un sentimento privato dominante ed
esclusivo, ma lo mette al centro del racconto, rinnovando risolutamente per questo la tecnica della narrazione epica: l'episodio del libro VI dell'Odissea è retto da un pensiero che si era già visto nascere e crescere nella mente della fanciulla prima dell'incontro, il quale è raccontato e osservato dalla parte di lei. Nella vicenda del ritorno di Odisseo Nausicaa è soltanto una figura strutturale episodica che poi scompare, è un personaggio di raccordo.
Basterebbe dunque un cenno alla sua funzione positiva nei piani del reduce. Invece il poeta fa dei suoi vagheggiamenti amorosi il motivo dominante di tutto l'episodio. All'inizio del canto si capisce subito che Nausicaa è il personaggio assolutamente centrale. Il racconto comincia da lei: c'è una lunga panoramica, come si direbbe oggi, che accompagna il viaggio di Atena, che abbraccia tutta la città e finisce col fissarsi sul letto di Nausicaa. [...] Ma sul piano sentimentale non c'è alcuna comunicazione fra i due: Odisseo non corrisponde, né finge di corrispondere, né lusinga, né tradisce la fanciulla: non mostra neppure di comprenderla, non si sa neppure cosa pensi di lei. Eppure egli è civile e cortese, per naturale cortesia rivolge a lei il primo discorso; ma non fa nulla che possa fornire lo spunto per uno scioglimento patetico" (F. Codino).
• "Nausicaa è lieta dei suoi giochi fanciulleschi e però già teneramente ansiosa del proprio avvenire: e nell'atto di immaginare il futuro sposo, essa svela un inconscio sospiro d'amore per il maturo eroe gravido di sventure. Nausicaa è il primo sorriso dopo tanti dolori per Odisseo, ed è il presagio della loro fine; [...] è meraviglioso il fascino di questo episodio quando lo si consideri nella sua autonoma dimensione, che si afferma soprattutto nella vivida raffigurazione dei freschi palpiti della giovane. Nell'incontro con Nausicaa all'ideologia eroica subentra una più palpitante e puntuale attenzione ai sentimenti della vita quotidiana"
(D. Del Corno).
• "La poesia qui ci dà una delle orazioni più stupende che una voce umana possa per virtù di arte profferire. Una vergine pura, bella, sta ferma e intrepida ad aspettare. Un uomo làcero, sconvolto, lordo di salsedine, con un ramo solo che ne copre la nudità, si avanza a parlare.
Nessun maestro di eloquenza avrebbe potuto suggerire i modi di quella orazione. Omero, il poeta, li insegnò a tutti con insuperabile esempio. Analizzato è stato quel discorso da critici e interpreti di valore che ne hanno illuminato gli accorgimenti e le bellezze. Dovrebbe Ulisse parlare di sé, ignoto com'è, alla nobile vergine; ma non si presenta: parla di lui lo stato in cui si trova: nessun uomo potrebbe apparire in più desolante miseria. Tutto gli manca; ma egli non chiederà che un cencio per ricoprirsi. Nient'altro: quello che può chiedere un mendico che abbia tenuto uno scettro. Di lei sola parla, nello stupendo esordio: di lei sola, la cui vista pare gli abbia fatto scordare ogni altra cosa" (C. Marchesi).
• "Il tono qui è smorzato, dolorosamente malinconico, teso tra aneliti passati e futuri, tra
ricordo ed augurio. La nostalgia si rivela ancora la chiave di tutta l'Odissea, poema di un
no/stoj, del ritorno alle cose perdute o lontane" (B. Marzullo).
• "Senza inutili frasi, guardandosi bene dalla compassione declamatoria, ma con parole
discrete, piene di triste rassegnazione, Nausicaa rivela il suo animo di giovinetta. La sua felice giovinezza non le fa dimenticare che felicità e sventura vengono dagli dèi. Dolcemente, le sue parole e il suo sguardo rasserenano Ulisse, gli insegnano l'accettazione: gli dèi danno gioie e dolori, come credono; a Ulisse non han dato che tribolazioni: bisogna inchinarsi alla loro volontà; ella accoglierà il supplice e lo salverà" (C. Moeller).
• "Disposto a suo favore l'animo di Nausicaa, conveniva che Odisseo le ispirasse una vantaggiosa opinione di se medesimo. Un meno accorto poeta gli avrebbe fatto dire per avventura: Io sono Ulisse, re di Itaca, famoso per tutto il mondo; con una bella tirata di titoliall'uso dei principi, al modo ad un di presso con che Virgilio fa parlare il suo eroe, quando si scontra con Venere sotto le sembianze di Amazzone sul lido di Cartagine: sum pius Aeneas fama super aethera notus. Ma Virgilio per quel che a me pare è rimasto questa volta assai inferiore ad Omero per l'artificio. Se l'eroe dell'Odissea avesse parlato come quello dell'Eneide, avrebbe acquistato difficilmente credenza" (V. Monti).

• "I vv. 154-159 hanno viva e precisa intonazione lirica, sono un breve canto di nozze, un
epitalamio in cui già par di sentire la delicatezza di Saffo" (A. Presta).
• "Nella preghiera di Ulisse a Nausicaa l'ispirazione raggiunge compiuta espressione poetica, in note di delicata gentilissima melodia. L'omaggio deferente alla giovanile grazia della ignota che sul principio ha accenti di trasognato attonito stupore (v. 149), poi si colorisce via via di inflessioni più calde, in un rapimento estatico e dolcemente commosso (vv. 153-154), fino a osar di levar lo sguardo fino a lei, alla intimità della sua vita di fanciulla (vv. 155; 157) e penetrare nel chiuso giardino dei suoi sogni più segreti (v. 159). Traspare da questi versi un atteggiamento di fronte alla donna che mi pare unico nella letteratura antica; per trovare un tono di così spirituale gentilezza bisogna discendere fino al Dolce Stil Novo" (L.A. Stella).
• "Né mai la sventura ebbe una voce sì luminosa come quella della preghiera di Ulisse a Nausicaa e un simile conforto come nella risposta della fanciulla al naufrago. Il senso romantico della redenzione del dolore, del misero, che è tale nell'esteriorità, ma racchiude, nel segreto, tesori di grandezza e saviezza, ed è lui stesso un tale che fu sovrano un giorno; il naufrago che parla nobilmente e di lui si innamora la donna che è felice pure, ciò sarà anche Enea e Didone; ma si sente subito, nel poeta romano, la grandezza della tragedia e la pesantezza della storia di cui Enea e Didone sono gli schiavi. Qui c'è una levità, un senso primaverile, la liberazione" (E. Turolla).

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